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Lezione gratuita Google AI

In questa lezione vedremo come usare Google Bard, lo strumento di Intelligenza Artificiale Generativa di Google.

Questa lezione fa parte del pacchetto Oltre l'AI di Primopiano Academy composto da ben 8 corsi online on demand con uno sconto del 65% fino al 9 ottobre 2023 a mezzogiorno.

Questi i corsi compresi nel pacchetto:

  • Ai Digital Tools (10 crediti formativi) 197€
  • Web Writing Masterclass (10 crediti formativi) 297€
  • Chat GPT per aziende 147€
  • Web3, NFT e Metaverso 97€
  • Canva Express 39€
  • Time Management 197€
  • Personal branding 187€
  • Digital public speaking 97€

Il pacchetto completo è in promozione a 437€ al posto di 1258€.

Come andare in diretta su più social network contemporaneamente e ottenere la massima visibilità ed engagement? È possibile grazie a uno strumento gratuito e molto potente come StreamYard.

Questa lezione è parte del corso online Social Media Management che abbiamo creato per aiutare tutti coloro che vogliono imparare a gestire al meglio i social media della propria azienda/istituzione o del proprio progetto personale.

Clicca sul video per vedere come trasmettere in diretta con StreamYard sui principali social come Facebook, Twitter, LinkedIn e YouTube, anche contemporaneamente, e interagire con il tuo pubblico da un'unica interfaccia, senza dover installare software complicati o avere competenze tecniche particolari.

Le dirette sono un ottimo modo per coinvolgere la propria audience sui social e ti permetteranno di raggiungere le persone giuste, di migliorare l'engagement con i tuoi follower e di risparmiare tempo e risorse.

Non solo StreamYard: impara l'uso pratico di 8 social media (e ottieni 10 crediti per la formazione dei giornalisti)

Se ti interessa approfondire il tema del Social Media Management e vuoi imparare a utilizzare gli strumenti giusti per gestire al meglio i tuoi canali, iscriviti al corso online on demand di Primopiano Academy.

Un percorso formativo completo, pratico e aggiornato per usare in modo professionale i principali social media.

Clicca qui per iscriverti e accedere a tutti i contenuti del corso che ti aiuteranno a diventare un/una Social Media Manager.

Il corso è accreditato per la formazione dei giornalisti con 10 crediti formativi!

Grazie per aver seguito questa lezione, e a presto con altre dritte e trucchi per gestire al meglio i tuoi social!

In questo video tratto dal corso Infografiche e visualizzazione dati Giancarlo Ricci, vicedirettore de Il Giorno e docente nel corso online di Primopiano Academy, spiega come utilizzare le infografiche nel mondo del giornalismo.

Consigli preziosi e utili sia per chi lavora nel mondo dell'informazione che della comunicazione.

Ci sono diverse tipologie di grafico che si possono usare per creare infografiche efficaci.

In questo video tratto dal corso Infografiche e visualizzazione dati vediamo quali sono le principali tipologie e quando utilizzarle.

In questa videolezione del corso online "Giornalismo scientifico, tra fake news e fact checking" del giornalista Gianluca Dotti, vedremo come comunicare un argomento scientifico, considerando una serie di "equilibrismi" a cui fare attenzione quando si scrive di scienza e innovazione.

Scienza e giornalismo, una questione di equilibrio

I principali "opposti" entro i quali muoversi nel giornalismo scientifico sono:

Potenzialità vs limiti
Soprattutto se parliamo di ricerca in ambito medico, ma anche tecnologico e delle innovazioni in generale, dobbiamo sapere che ogni innovazione ha sempre tante potenzialità, applicazioni, utilità pratica immediata o futuribile, ma allo stesso tempo questa innovazione avrà anche dei limiti (economici, temporali, di utilizzo, diffusione ecc.) che vanno raccontati.

Scientismo vs relativismo
Sono entrambi due deviazioni rispetto alla corretta divulgazione scientifica.

Lo scientismo è la fiducia cieca nella scienza e l'idea che tutto quello che dice uno scienziato sia vero, incontestabile e inconfutabile per sempre (il metodo scientifico invece procede per tentativi, errori ed esperimenti, quindi fa parte del metodo stesso migliorare e far evolvere sempre la nostra conoscenza).

Il relativismo invece è la totale sfiducia nei confronti della scienza enfatizzandone gli errori fatti nel passato per delegittimarla, senza considerare che il metodo scientifico negli ultimi secoli ha permesso di produrre le maggiori conoscenze che noi abbiamo rispetto al mondo che ci circonda.

Credere vs dimostrare
La scienza non è una religione né un atteggiamento di cieca sottomissione a quello che qualcun altro ha detto, ma è un metodo, un sistema che porta - attraverso esperimenti, ipotesi, dimostrazioni - a produrre conoscenza. Avere fiducia nella scienza è sensato, ma altro è credere ciecamente in qualcosa, perché l'atteggiamento fideistico è contrario all'atteggiamento scientifico che è invece basato sulla dimostrazione e continua verifica.

Sfide/benefici vs rischi
Ogni impresa umana comporta dei rischi. Non c'è attività che possiamo fare nel corso della giornata che sia a "rischio zero". Ovvio che anche in ogni attività scientifica o tecnologica c'è un rischio, il punto è quantificare il rischio o includere il rischio in un bilancio rischi/benefici.

Prospettive vs stato dell'arte
C'è sempre da considerare la questione di quanto tempo servirà per arrivare ai risultati previsti. Quindi il fattore tempo è un fattore chiave che è importante raccontare insieme alle prospettive futuribili di ogni singola applicazione.

Come usare Instagram al meglio per raggiungere i nostri obiettivi?

In questa videolezione, tratta dal corso Instagram per il Business, Francesco Mattucci, docente di Primopiano, ci spiega alcune strategie.

Come creare engagement su Instagram?

Come tutti i social, anche Instagram richiede tempo, ma possiamo sviluppare delle relazioni digitali creando engagement?

Prima di tutto bisogna andare a coinvolgere persone potenzialmente interessate al mio prodotto o servizio, in linea con i miei interessi, per far sì che arrivino sul mio profilo e trovino un motivo per iniziare a seguirmi.

Se lascio un commento ai post di un account è probabile che la persona venga a curiosare sul mio profilo Instagram. Trovando il feed in linea con i propri interessi, quella persona molto probabile diventerà un mio follower.

Anche le caption (testo a corredo della foto su Instagram) sono un ottimo strumento per aumentare l'engagment.

Quindi non è sufficiente mettere una bella foto, ma bisogna scrivere una didascalia che cerchi di coinvolgere l'utente, interpellando il proprio pubblico, ponendoci con una domanda per far sì che qualcuno spenda un po' del suo tempo per scriverci e darci una risposta.

Una nuova funzione di Instagram per essere più visibili

Come nuova funzione di Instagram c'è quella dell'inserimento dei post suggeriti.

Proponendo l'algoritmo dei contenuti suggeriti, in base ad affinità di interessi, potremo far scoprire il nostro profilo anche dalle persone che non sono miei follower.

Verrà anche inserito il tasto "topic" un tasto di apprendimento per dire a Instagram cosa mi interessa e cosa no.

Quindi l'interazione, la relazione digitale, con altri profili in linea con i miei interessi è fondamentale per far sì che queste persone vengano (anche solo per curiosità) a vedere il mio profilo e, trovando in esso foto e didascalie di qualità, diventino miei follower.

In questa videolezione tratta dal corso online Wikipedia Insider, con Niccolò Caranti, vediamo come modificare le voci pubblicate su Wikipedia.

Per fare modifiche di formattazione su Wikipedia non bisogna essere per forza esperti dell'argomento, ma è possibile anche modificare solo la formattazione, conoscendone le regole di base.

Si può usare il tasto in alto "Modifica Wikitesto" oppure modificare una singola sezione.

In questo video, tratto dal corso completo, vedremo passo passo prima come modificare e poi come creare una voce di Wikipedia

SEO e SEM sono due facce della stessa medaglia. In questa videolezione tratta dal corso online SEO e SEM, il docente Stefano Lavazza spiega perché non sono due strategie di digital marketing alternative, ma vanno usate in sinergia.

È meglio infatti presenziare su entrambi i fronti, quello dei risultati organici su Google (SEO, Search Engine Optimization) e a pagamento (SEM, Search Engine Marketing), perché SEO e SEM lavorano insieme.

Perché fare SEO?

Gli utenti tendono di solito a preferire gli annunci organici, rispetto a quelli a pagamento, perché si pensa che l'annuncio pubblicitario sia di minor qualità.

Questa convinzione fa sì che il traffico proveniente dalla SEO porti un tasso di conversione (percentuale di utenti che fanno un acquisto o compiono un'azione) maggiore rispetto agli utenti che cliccano sui risultati pubblicitari.

In realtà anche i risultati organici meritano di essere analizzati, perché non è scontato che siano sinonimo di qualità "a prescindere".

C'è un ma...

I primi annunci (a pagamento, posizionati con attività SEM) sono quelli che si accaparrano il numero maggiore di clic.

La domanda strategica per dominare i risultati di ricerca su Google

È importante quindi sfruttare entrambe queste forme di traffico iniziando dalla domanda: quali ricerche è meglio coprire con la SEO e quali con la SEM?

Le query (domande di ricerca) "informazionali" hanno più senso di essere coperte lato SEO, mentre altre, caratterizzate da un intento di azione esplicito (come ad esempio fare un acquisto o ricercare un preventivo), sono più facili da coprire con la SEM.

Se le query di questi due tipo sono entrambi utili a un'azienda, bisogna quindi lavorare sia con la SEO che con la SEM per aumentare la propensione al clic dell'utente.

Una considerazione non da poco è che se il sito di una azienda è presente sia come risultato a pagamento che come risultato organico, l'utente sarà ancora più portato a fidarsi e a cliccare per vedere il nostro contenuto, landing page, home page ecc.

Così, agendo strategicamente su SEO e SEM, ogni realtà può battere la concorrenza.

Sicuramente WhatsApp è uno strumento che usi tutti i giorni. Ti avranno anche aggiunto a qualche gruppo, alcuni interessanti e utili, altri molto meno. 🙂

Sapevi però che WhatsApp ha anche la possibilità di creare "broadcast"?

In questa videolezione del corso online "Telegram vs WhatsApp", Filippo Tramelli, giornalista e digital strategist, ti spiega passo passo come creare liste broadcast su WhatsApp.

WhatsApp, come funzionano i broadcast

A differenza dei gruppi, i broadcast su WhatsApp danno la possibilità di scrivere a tante persone (one to many), ma senza che le persone interagiscano tra di loro.

Con la funzione delle liste broadcast puoi spedire messaggi WhatsApp a diversi contatti contemporaneamente.

Chi riceve un messaggio via brodcast su WhatsApp può però rispondere al mittente creando una comunicazione diretta e non troppo invasiva, utile anche per un uso professionale di WhatsApp (WhatsApp Business).

Le liste broadcast sono quindi tue liste salvate di destinatari ai quali puoi inviare messaggi, senza dover ogni volta riselezionarli.

Come creare liste broadcast

  • Entra in WahatsApp e clicca su i tre puntini in alto a destra
  • Clicca su "Nuovo broadcast"
  • Cerca e seleziona i contatti da aggiungere (fino a 256)
  • Clicca sul segno di spunta verde ✔️

Quando invii un messaggio alla lista broadcast, il messaggio verrà inviato a
tutti i destinatari che hanno il tuo numero salvato nelle rubriche dei loro
telefoni.

Questi lo riceveranno come un normale messaggio individuale e quando risponderanno, visualizzerai un normale messaggio nella tua schermata Chat.

La risposta di un destinatario non verrà però inviata agli altri destinatari presenti nella lista broadcast.

Solo i contatti che ti hanno aggiunto alla loro rubrica infatti riceveranno il tuo messaggio nelle broadcast.

Se i tuoi contatti non ricevono i tuoi messaggi, controlla che ti
abbiano aggiunto alla loro rubrica.

Requisiti per creare liste broadcast su WhatsApp

  • Assicurati che tutti i contatti nell'elenco broadcast abbiano salvato il tuo numero della propria rubrica
  • Non vi è limite al numero di liste broadcast che è possibile creare
  • È possibile selezionare fino a 256 contatti in ogni lista broadcast

Come creare contenuti sui social, siti e blog usando tecniche di neuromarketing per aumentare l'efficacia dei nostri contenuti online?

In questa videolezione tenuta presso una platea di imprenditori e comunicatori, Gianluigi Bonanomi, docente di Primopiano, spiega un metodo da lui ideato, da utilizzare come guida strategica prima della creazione di ogni testo.

Il metodo O.P.E.R.A. per creare contenuti su web e social usando tecniche di neuromarketing - uno degli argomenti che troverai anche all'interno del corso online Neuromarketing e scrittura persuasiva - si basa su 5 pilastri.

Il metodo per creare contenuti efficaci online:

OBIETTIVO (Finalità/target)
Prima di tutto partire dagli obiettivi. Chiederci quindi: vogliamo traffico sul sito, acquisire lead, aumentare l'engagement? Dobbiamo partire da qualcosa di concreto.

Obiettivo vuol dire anche capire a chi ti stai rivolgendo.

Esistono strumenti che ti mettono in grado di descrivere nel dettaglio quali sono le caratteristiche del cliente, le sue abitudini, per comunicare in modo più efficace che vedremo all'interno del corso.

PROBLEMA
Per creare contenuti efficaci sui social (ma anche su siti e blog) bisogna partire dal problema delle persone (pain) per avere la loro attenzione. "Non parlare di te, parla di lui", diceva Dale Carnegie, l'autore del best seller "Come trattare gli altri e farseli amici". Le persone leggeranno i tuoi contenuti se andrai a risolvere i loro problemi (e questo è possibile ovviamente dopo aver ben identificato il target a cui ci rivolgiamo).

EMOZIONE
Primo obiettivo della nostra comunicazione è fermare lo "scroll" e per fare questo è utile scrivere contenuti emozionali. Le foto più viste di Instagram ad esempio hanno tutte dei volti perché perché siamo umani e ci facciamo emozionare e coinvolgere da altri esseri umani. Sarà molto utile per l'efficacia dei nostri contenuti quindi mettere i volti delle persone nella nostra comunicazione.

Siamo "programmati" per essere subito in grado di riconoscere dei volti fin da quando veniamo alla luce. Nella nostra comunicazione bisogna quindi inserire dei visi, soprattutto nelle foto dei post sui social che sono luoghi nati per vedere le facce delle persone (Facebook = libro delle facce).

Oltre a questo, per riuscire a coinvolgere le persone ed avere la loro attenzione, sarà utile anche scrivere in maniera emozionale, trovando una leva che possa smuovere le emozioni di base.

RAGIONE
Poi dobbiamo pensare che le decisioni (ad esempio un acquisto, o l'iscrizione a una newsletter) hanno anche una base razionale. Ogni volta che prendiamo delle decisioni, dopo la parte emozionale, subentra infatti quella razionale.

La domanda è "Che cosa ci guadagno"? (What's in it for me?). Per andare a toccare la parte razionale delle persone, prima di tutto devono capire cosa ci guadagnano da quella determinata azione che io voglio fargli fare con la mia comunicazione.

Bisogna dargli un beneficio (quindi inserire nei contenuti anche una parte più tecnica e "razionale" che mostri la parte ragionevole di quella determinata azione). Considerando comunque che il contenuto razionale deve convivere e armonizzarsi sempre con la parte emozionale.

AZIONE
Tutto si conclude con un'azione. Concludere sempre con una CTA (call to action). La gente ti segue, magari si fida, ma bisogna spiegargli cosa deve fare.

Ad esempio, se hai letto e apprezzato questo contenuto e ti interessa migliorare l'efficacia dei tuoi contenuti online sfruttando tecniche di neuromarketing, potresti iscriverti al corso online "Neuromarketing e scrittura persuasiva". 😉

Grazie per l'interesse nei confronti dei nuovi corsi di Primopiano Academy!

Domani a quest'ora riceverai in anteprima 6 lezioni gratuite tratte dai nostri nuovi corsi e una promozione a te riservata.

Tutte le mail ti arriveranno dal mittente Filippo Tramelli.

Mi raccomando, aprile!

A domani.

Il tallone d'Achille è una metafora per presentare un tema serio.

Come trasformare un punto di debolezza in un punto di forza.

Concetto noto nel marketing tradizionale (un ristorante con pochi posti a sedere è esclusivo) si può applicare anche nel personal branding.

Aver fatto il giornalista ad esempio potrebbe mal conciliarsi con il ruolo di consulente aziendale, come spiega Gianluigi Bonanomi applicandolo al suo caso.

Però può diventare un punto di forza nel momento in cui le consulenze sono su piano editoriale e scrittura.

Nel corso online Personal branding e digital reputation mostriamo come chiunque può fare personal branding.

Guarda il video in cima all'articolo per scoprire uno degli argomenti che tratteremo.

Silvano Rusmini, direttore di tre testate B2b del settore food&beverage racconta la sua esperienza di "trasformazione digitale". In poco tempo grazie anche ai corsi di Primopiano ha dato vita a due nuovi progetti, un blog (www.dammiunabirra.it) e un portale sull'Horeca (Horeca Channel Italia). Nel suo articolo e nella videointervista a "Storie in Primopiano" tanti spunti interessanti per affrontare le sfide del mercato del lavoro in uno scenario di continuo ed epocale cambiamento.

Affrontare la sfida digitale

Non sono nativo digital. Sono nato molto prima del 1990, sono un baby boomers (1941).

L’evoluzione digital però non mi trova impreparato ai cambiamenti.

La mia generazione di giornalisti ha visto sparire e nascere molte tecnologie diverse:

  • dalla scrittura con la penna alla macchina da scrivere al computer. Io sono partito dalla storica, portatile, Olivetti 22
  • dalla composizione a mano siamo passati alle Linotype, enormi macchine con tastiera che colavano piombo fuso, lettera per lettera, poi siamo arrivati al computer

Ricordo che quando ho fatto vedere a un vecchio linotipista del Corriere che con il Mac cambiavo lo stile e la grandezza dei caratteri con un click… È quasi svenuto.

Nella comunicazione dalla telescrivente siamo passati al fax alle mail etc.

Fino al 1970 per telefonare al giornale utilizzavo la chiamata con richiesta di urgenza stampa.

Passavo ore al posto pubblico per avere il collegamento che veniva gestito dalla centralinista.

Oggi col cellulare telefoniamo, scriviamo, navighiamo etc.

Ho iniziato ad usare il computer in redazione nel 1984: era un Mac 512 costava 2 milioni e mezzo di lire. Hard disc altri 2 milioni e mezzo.

I giornalisti che mi venivano a trovare in redazione lo consideravano il mio nuovo “giocattolo”.

Mi sembra che il giornale di Montanelli installò gli IBM e l’anno dopo ci furono alcuni scioperi contro la nuova tecnologia.

Ma anche la fotografia è cambiata: dalla pellicola al digitale, ma anche dalla fotolito che usava le lastre di zinco, rame, siamo arrivati al digitale.

Quello del passaggio dalla carta stampata al digitale è per me solo uno dei tanti cambiamenti

Le differenze sono molte, la velocità, la lunghezza dei testi, la possibilità di fare delle modifiche a pezzo pubblicato,

Basti pensare che la rivista mensile viaggia con un ritardo, sulla notizia, che va dai 20 ai 45 giorni.

Molti editori di stampa trade fanno un numero unico a luglio-agosto e dicembre-gennaio; un blackout di due mesi che si rimedia in parte dando la notizia dell’evento però a cose avvenute.

Aprire un blog sulle proprie passioni

Io ho scelto di fare il blog per mantenere vivo il contatto con i tanti amici e personaggi che ho conosciuto in questi 40 anni di attività.

Mi mantengo attivo e visibile col blog per fare consulenze, prevalentemente sulla comunicazione (e oggi ce n’è tanto bisogno) e con iniziative di marketing e eventi.

Perché fare un blog e quali sono le prospettive, le difficoltà?

Non sono la persona adatta a rispondere in quanto ho appena iniziato.

Ognuno può avere una sua giusta motivazione.

Posso dire però su quali basi ho costruito il mio progetto.

Ho iniziato a scrivere di birra agli inizi degli anni 80 quando la birra era considerata poco più di un soft drink

Ero l’unico in Italia. I giornalisti che si occupavano di enogastronomia parlavano solo di vino.

La birra non era abbastanza nobile e non era di moda.

Oggi ce ne sono a decine, fra i quali due o tre sono molto bravi.

Porto quindi nel mio blog un grande bagaglio di conoscenza di contatti, di esperienze.

Ho visitato molti birrifici in Europa e in vari paesi del mondo, in quanto le loro birre sono presenti sul nostro mercato.

Quindi grande know how sul tema che ho scelto: la birra.

Avendo diretto per anni delle riviste cartacee non parto dal nulla, conosco come preparare un  piano editoriale e altre nozioni che sono la base della comunicazione.

Certo il digitale è diverso ma proprio per questo ci vuole più professionalità, ogni minimo errore viene subito rilevato, partono le critiche, si perde credibilità.

Il lato economico

Un altro aspetto è quello economico.

Oggi chi parte con un progetto digitale e punta sulla pubblicità, se i risultati non arrivano si rende conto, purtroppo tardi, che il business non ripaga l’impegno.

Ci vuole molta passione, certo, ma anche idee precise su come si può sviluppare il business, se il business è uno degli obiettivi.

Occorre conoscere la tecnologia, il mondo digital, proporre contenuti originali e interessanti e ripeto avere le idee chiare su come sviluppare la parte commerciale.

Cambiare ai tempi del Coronavirus, anche grazie alla formazione

Tornando al tema Coronavirus, è vero che in tre mesi circa sono passato dalla stampa cartacea al digitale, ma va detto che nei mesi precedenti avevo partecipato ad alcuni corsi digital, in particolare con Primopiano, dove ho incontrato Gianluigi Bonanomi un docente del mondo digital, un giornalista specializzato nel settore con precedenti esperienze di lavoro in riviste di informatica, che mi ha dato nozioni preziosissime su cosa fare e cosa evitare.

Dopo questo incontro ho fatto le mie valutazioni e ho capito che era il momento di cambiare.

Poi il Covid ha fatto il resto… anticipando i tempi.

Se prima del Covid potevo affermare che c’era nel settore un gran parte di persone che utilizzavano il digital solo per fatti personali, dopo l’inizio dell'emergenza sanitaria del 2020 sono partiti un numero impressionante: webinar, le videoconferenze, lo smart working, le vendite online, la necessità di far sapere ai propri cliente, tramite i social, che il locale faceva servizio di asporto e così via.

L'importanza della formazione

Il settore si è quindi ulteriormente affollato, ma proprio per questa ragione è importante partire subito, ma col piede giusto grazie alla formazione giusta.

It’s time to change. L’ho adottato come motto.

Nella progettazione o rifacimento di un sito web aziendale una delle parti più importanti da progettare con cura è la pagina "Chi siamo" che insieme alla home page è una delle sezioni più viste di ogni sito.

Il rischio di inserire frasi fatte o luoghi comuni è sempre dietro l'angolo.

La "frase fatta", quella che sembra andare bene per tutte le stagioni, è molto facile da usare ma porta al lettore/utente una comunicazione vuota e stereotipata che può danneggiare l'immagine dell'azienda o del personal brand (nel caso in cui tu stia facendo il tuo sito personale).

In questo video, Gianluigi Bonanomi, docente di Primopiano e del corso Digital Corporate Storytelling, spiega cosa è meglio evitare di scrivere per non dare una cattiva impressione di sé e allontanare potenziali clienti.

Le frasi fatte da non scrivere nella pagina Chi siamo

  1. Leader di settore
  2. Realtà giovane e dinamica
  3. Tradizione e innovazione
  4. Cliente al centro
  5. Il miglior rapporto qualità-prezzo
  6. Le tecnologie più avanzate
  7. Attenzione al mercato

La pagina Chi siamo è molto importante perché è da questa che i lettori/clienti si potranno fare un'opinione su di te e quindi decidere se contattarti, affidarsi ai tuoi servizi o comprare i tuoi prodotti.

Dev'essere quindi il più possibile personale ed efficace e mai banale.

Se ad esempio, sostituendo solo i nomi del brand e dei prodotti la tua pagina Chi siamo può essere usata senza modifiche anche per i siti di altre aziende, allora forse c'è qualcosa da rivedere…

Nel corso Digital Corporate Storytelling di Primopiano in diretta streaming (con registrazione) vedremo tantissime strategie per raccontare in maniera efficace l'attività, i prodotti e i servizi di ogni azienda, brand o personal brand.

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Si parla sempre di storytelling, ma come si applica concretamente al tuo profilo LinkedIn per migliorarne l'efficacia?

In questo video, Gianluigi Bonanomi, docente del corso LinkedIn in streaming di Primopiano ci parla di 5 tecniche di storytelling che puoi utilizzare anche tu per rendere più accattivante e attrattivo il tuo profilo.

Nel dettaglio Gianluigi spiega con esempi chiari le tecniche del: 

1. Cliffhanger: lascia in sospeso le persone, crea attesa, curiosità, in qualche modo dai un'informazione che obbliga il lettore ad andare avanti.

2. In Media Res: fai partire la tua storia da un punto che non è l'inizio. Fai entrare le persone all'interno della tua carriera.

3. Storia circolare: parti da un punto, sviluppa la storia della tua carriera e finisci nello stesso punto, riprendendo le stesse parole e lo stesso episodio.

4. Show, don't tell (dimostra, non dire): prendi ispirazione da Stephen King e il suo "Misery non deve morire".

5. Evidenzia le scelte anche dolorose della tua carriera. Una storia è piatta se non ti succede niente di pericoloso. Spiega e mostra il tuo viaggio dell'eroe.

Le narrazioni più coinvolgenti, quelle che, a seconda dei casi, ci tengono incollati allo schermo o si fanno ricordare a lungo sono quasi sempre riconducibili agli antichi miti.

Uno di questi - utilizzato anche per la comunicazione aziendale e per il personal branding - è "il viaggio dell'eroe".

Il viaggio dell’eroe è un modello narrativo sviluppato dallo sceneggiatore di Hollywood Christopher Vogler e basato sugli studi dello storico junghiano Joseph Campbell.

È basato su archetipi e suddiviso per tappe che portano l’eroe a completare il suo processo dall’auto-consapevolezza parziale a quella completa.

Per la comunicazione aziendale il viaggio dell'eroe si può applicare in diversi ambiti e può fare la differenza per rendersi riconoscibili e raggiungere i propri obiettivi.

In questo video, Gianluigi Bonanomi, docente del corso Digital Corporate Storytelling di Primopiano spiega come applicarlo in due situazioni concrete per HR e marketing.

Tantissimi altri esempi pratici sullo storytelling di impresa verranno trattati nel corso in diretta streaming nell'aula virtuale di Primopiano.

Durante la giornata tante esercitazioni pratiche di scrittura per verificare subito quanto appreso.

Su cosa siano i social dal punto di vista legale c'è sempre molta confusione.

I social non sono equiparabili alle media company tradizionali o alle testate registrate, ma sono "un servizio della società dell'informazione".

Per la Cassazione, ad esempio, Facebook è "un luogo aperto al pubblico".

Ma qual è il contratto che gli utenti stipulano con i social network?

È un contratto è di licenza d'uso mondiale non esclusiva.

Questo vuol dire che i dati dei contenuti sono sempre di proprietà dell'utente, ma il social network li può usare in maniera non esclusiva (ad esempio per vendere la pubblicità).

Non bisogna dimenticare però che i social sono solo un mezzo e se l'utente commette un illecito, i reati sono a lui imputabili.

Chi è iscritto a un qualunque social quindi, dà la facoltà al social stesso di usare i propri contenuti, ma la responsabilità penale ricade comunque sull'utente.

L'avv. Marisa Marraffino è una delle maggiori esperte in Italia della deontologia e legislazione sulla comunicazione digitale.

Quest'anno a Primopiano, tiene un corso per chi produce contenuti online, accreditato dall'Ordine dei giornalisti su piattaforma Sigef con crediti di deontologia.

Personal branding” è ormai diventata una buzzword, una parola fin troppo di moda.

A mio avviso il personal branding è un mix di reputazione digitale, monitoraggio e promozione tramite i contenuti online. Questo l’ho capito lavorando sul mio personal branding da quasi dieci anni (all’inizio, quando scrivevo per Computer Idea, mi leggevano oltre 200.000 persone, ma non mi conosceva praticamente nessuno).

In questo paio di lustri, soprattutto all’inizio, ho commesso diversi errori.

Elenco qui i cinque più vistosi dal mio punto di vista.

1. Aspettare che tutto sia perfetto

Esiste una sindrome del perfezionismo. Secondo uno studio inglese della York St. John University un “perfezionismo positivo” può portare alla definizione di elevati standard. Ma c’è anche un "lato oscuro" del perfezionismo, che porta invece a esser costantemente preoccupati di sbagliare e ad avere dubbi sulle proprie prestazioni, provocando stress, depressione, disturbi alimentari fino al burnout.

Ma soprattutto - aggiungo io - ti paralizza. Mentre ti stai fossilizzando sul progetto di pubblicazione del tuo primo libro e ti trascini per mesi e mesi tra correzioni e revisioni e un’inquietante procrastinazione, i tuoi competitor ne hanno già scritti un paio.

2. Sbagliare posizionamento

Il brand positioning - strategia per collocarsi sul mercato in modo corretto - funziona anche per i professionisti, non solo per le aziende. Prevede che ci si focalizzi su una sola specializzazione e ci si differenzi dai competitor. Anch'io anni fa tenevo il piede in troppe scarpe e facevo le stesse cose di tutti gli altri: giornalista online part-time, il blogger, il social media manager, il consulente sulla comunicazione digitale, il formatore, lo speaker e altro ancora che nemmeno ricordo. Ho dovuto dare una bella sforbiciata!

3. Sbagliare la scelta dei canali

Una volta definito il tuo posizionamento, e capito soprattutto che devi partire, occorre scegliere i canali giusti di comunicazione. L’errore peggiore che puoi fare -, e che anni fa feci anche io - è quello di puntare tutto su canali non proprietari, altrui. Bello Facebook, carino Instagram, fantastico LinkedIn. Ma non è roba tua, sei ospite. L’altro giorno ho visto il profilo LinkedIn di uno che si presenta come “Esperto di Google+”: talmente esperto che non si è accorto che Google+ è morto?

4. La storia del ciabattino con le scarpe rotte

La comunicazione digitale è il tuo biglietto da visita. Giustificare canali social mezzi morti, lasciati alla deriva, dicendo che non si ha tempo per gestirli perché si preferisce lavorare su quelli dei clienti è una follia. Per carità! Questo vale non solo per chi lavora nel mondo della comunicazione: faresti riparare i graffi all’auto da un carrozziere che gira con una macchina piena di bozzi e ghirigori?

5. Non pensare alla “conversione”

Fare tanta comunicazione finalizzata solo al branding, farsi conoscere, non basta. L’obiettivo, in fin dei conti, deve essere quello di “chiudere”: convertire un lettore in un cliente è un’arte, ma soprattutto è operazione che richiede tempo, pazienza, dedizione, sudore. “No pain, no gain” dicono gli atleti. Chi si avvale dei nostri servizi si deve fidare.

Per questo costruire un rapporto con la propria comunicazione online non è cosa semplice. Ma si può, si deve fare!

♦ Per approfondire tutti questi temi, e molti altri e per imparare a fare personal branding in modo efficace ti aspetto al prossimo corso "Personal branding e digital reputation" di Primopiano.

Ci saranno come sempre tante esercitazioni pratiche e un mio nuovo metodo basato sulla gamification, il metodo PlayBrand.

Ma le newsletter non erano morte nell'epoca dei social?

Questo è uno dei tanti miti da sfatare nella comunicazione digitale.

Soprattutto da quando, già diversi anni fa, i social hanno iniziato a dare una forte stretta al proprio algoritmo per la visibilità organica di pagine e profili.

Ora più che mai - a meno che tu non sia un mago dell'advertising - per la tua comunicazione digitale dovresti puntare soprattutto su canali "proprietari".

Lo sai vero che i "mi piace" sulle tue foto e suoi tuoi video su Facebook o Instagram non sono tuoi, ma dei social network?

E che sono i loro algoritmi che decidono a chi farli vedere?

Se invece costruisci con costanza un database di persone interessate ai tuoi contenuti hai un canale di comunicazione senza intermediari.

La comunicazione via newsletter è:

  • diretta
  • efficace
  • governabile
  • misurabile

Ma:

Come si costruisce una solida lista di contatti?

Cosa scrivere nell'oggetto della mail per non finire nel cestino?

Come impostare layout e immagini?

Cosa scrivere nella newsletter per fidelizzare i lettori/clienti?

Come si misurano e si migliorano i tassi di apertura, e click?

Gianluigi Bonanomi lo spiegherà con tante esercitazioni pratiche in aula con i partecipanti del Corso "Newsletter efficaci".

Vuoi creare una newsletter che funzioni?

Oggi la newsletter è anche un modo per crearti un piccolo "piano B" basato sulle tue passioni che potrebbe trasformarsi in "piano A".

OLTRE 7.000 PROFESSIONISTI SONO GIÀ ISCRITTI

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