Silvano Rusmini, direttore di tre testate B2b del settore food&beverage racconta la sua esperienza di "trasformazione digitale". In poco tempo grazie anche ai corsi di Primopiano ha dato vita a due nuovi progetti, un blog (www.dammiunabirra.it) e un portale sull'Horeca (Horeca Channel Italia). Nel suo articolo e nella videointervista a "Storie in Primopiano" tanti spunti interessanti per affrontare le sfide del mercato del lavoro in uno scenario di continuo ed epocale cambiamento.
Non sono nativo digital. Sono nato molto prima del 1990, sono un baby boomers (1941).
L’evoluzione digital però non mi trova impreparato ai cambiamenti.
La mia generazione di giornalisti ha visto sparire e nascere molte tecnologie diverse:
Ricordo che quando ho fatto vedere a un vecchio linotipista del Corriere che con il Mac cambiavo lo stile e la grandezza dei caratteri con un click… È quasi svenuto.
Nella comunicazione dalla telescrivente siamo passati al fax alle mail etc.
Fino al 1970 per telefonare al giornale utilizzavo la chiamata con richiesta di urgenza stampa.
Passavo ore al posto pubblico per avere il collegamento che veniva gestito dalla centralinista.
Oggi col cellulare telefoniamo, scriviamo, navighiamo etc.
Ho iniziato ad usare il computer in redazione nel 1984: era un Mac 512 costava 2 milioni e mezzo di lire. Hard disc altri 2 milioni e mezzo.
I giornalisti che mi venivano a trovare in redazione lo consideravano il mio nuovo “giocattolo”.
Mi sembra che il giornale di Montanelli installò gli IBM e l’anno dopo ci furono alcuni scioperi contro la nuova tecnologia.
Ma anche la fotografia è cambiata: dalla pellicola al digitale, ma anche dalla fotolito che usava le lastre di zinco, rame, siamo arrivati al digitale.
Quello del passaggio dalla carta stampata al digitale è per me solo uno dei tanti cambiamenti
Le differenze sono molte, la velocità, la lunghezza dei testi, la possibilità di fare delle modifiche a pezzo pubblicato,
Basti pensare che la rivista mensile viaggia con un ritardo, sulla notizia, che va dai 20 ai 45 giorni.
Molti editori di stampa trade fanno un numero unico a luglio-agosto e dicembre-gennaio; un blackout di due mesi che si rimedia in parte dando la notizia dell’evento però a cose avvenute.
Io ho scelto di fare il blog per mantenere vivo il contatto con i tanti amici e personaggi che ho conosciuto in questi 40 anni di attività.
Mi mantengo attivo e visibile col blog per fare consulenze, prevalentemente sulla comunicazione (e oggi ce n’è tanto bisogno) e con iniziative di marketing e eventi.
Perché fare un blog e quali sono le prospettive, le difficoltà?
Non sono la persona adatta a rispondere in quanto ho appena iniziato.
Ognuno può avere una sua giusta motivazione.
Posso dire però su quali basi ho costruito il mio progetto.
Ho iniziato a scrivere di birra agli inizi degli anni 80 quando la birra era considerata poco più di un soft drink
Ero l’unico in Italia. I giornalisti che si occupavano di enogastronomia parlavano solo di vino.
La birra non era abbastanza nobile e non era di moda.
Oggi ce ne sono a decine, fra i quali due o tre sono molto bravi.
Porto quindi nel mio blog un grande bagaglio di conoscenza di contatti, di esperienze.
Ho visitato molti birrifici in Europa e in vari paesi del mondo, in quanto le loro birre sono presenti sul nostro mercato.
Quindi grande know how sul tema che ho scelto: la birra.
Avendo diretto per anni delle riviste cartacee non parto dal nulla, conosco come preparare un piano editoriale e altre nozioni che sono la base della comunicazione.
Certo il digitale è diverso ma proprio per questo ci vuole più professionalità, ogni minimo errore viene subito rilevato, partono le critiche, si perde credibilità.
Un altro aspetto è quello economico.
Oggi chi parte con un progetto digitale e punta sulla pubblicità, se i risultati non arrivano si rende conto, purtroppo tardi, che il business non ripaga l’impegno.
Ci vuole molta passione, certo, ma anche idee precise su come si può sviluppare il business, se il business è uno degli obiettivi.
Occorre conoscere la tecnologia, il mondo digital, proporre contenuti originali e interessanti e ripeto avere le idee chiare su come sviluppare la parte commerciale.
Tornando al tema Coronavirus, è vero che in tre mesi circa sono passato dalla stampa cartacea al digitale, ma va detto che nei mesi precedenti avevo partecipato ad alcuni corsi digital, in particolare con Primopiano, dove ho incontrato Gianluigi Bonanomi un docente del mondo digital, un giornalista specializzato nel settore con precedenti esperienze di lavoro in riviste di informatica, che mi ha dato nozioni preziosissime su cosa fare e cosa evitare.
Dopo questo incontro ho fatto le mie valutazioni e ho capito che era il momento di cambiare.
Poi il Covid ha fatto il resto… anticipando i tempi.
Se prima del Covid potevo affermare che c’era nel settore un gran parte di persone che utilizzavano il digital solo per fatti personali, dopo l’inizio dell'emergenza sanitaria del 2020 sono partiti un numero impressionante: webinar, le videoconferenze, lo smart working, le vendite online, la necessità di far sapere ai propri cliente, tramite i social, che il locale faceva servizio di asporto e così via.
Il settore si è quindi ulteriormente affollato, ma proprio per questa ragione è importante partire subito, ma col piede giusto grazie alla formazione giusta.
It’s time to change. L’ho adottato come motto.
Per altre informazioni contattaci sui social o scrivici a corsi@primopiano.it o chiamaci al 349 708 8356.